Thor 22

di rossointoccabile

 

i tempi stanno cambiando

 

- Il tempo stringe e i sospetti della nostra “gentile” padrona di casa crescono. –

- I sospetti crescono perché questo idiota – Karnilla indica la cosa informe che cerca inutilmente di assumere la forma di Malekith – non riesce a fare la sua parte. Già è molto che riesca a nascondere il suo vero aspetto. – Guarda nuovamente il suo interlocutore, Utgard-Loki – e perché il piano in cui era nostra alleata è finito in un demoralizzante fallimento. Perché non siamo riusciti, grazie all’approssimazione di quel patetico dio degli inganni che ha giocato tutto sulla forza per prendere il potere su Asgard, come se la forza fosse stata dalla nostra parte, a ripopolare il suo regno, se non di noi e siamo, anzi, finiti tra le grinfie di un signore degli inferi ben più malvagio. Quindi si, sospetta, e non credo che possiamo contare ancora a lungo sulla sua benevolenza, anche se crede di aver parlato col padre. Sbrighiamoci, quindi, perché il potere che ci costa questa riunione non potrà esserle celato a lungo. Non nel suo regno. –

Il falso Malekith fa un gesto stizzito, ma non smette di mutare forma in continuazione. – Non è colpa mia, non sono mai stato morto prima d’ora. Inoltre l’avevo detto di non essere adatto a questo ruolo. Con tutti i suoi limiti Malekith era un combattente forte e coraggioso e…-

- … e tu non possiedi nessuna di queste caratteristiche, lo sappiamo. Ammetto il mio errore. – Geirrodur lo scansa con una spinta. – Fatto sta che con quel piano sconclusionato abbiamo perso il controllo che stavamo assumendo su quattro regni dei nove mondi e il quinto di noi, che veniva nuovamente tollerato in Asgard è ferito e costretto alla fuga. La nostra alleata maggiore è altrettanto e più morta di noi, sua figlia, la signora di questo luogo non ci degna di alcuna attenzione, anche se i suoi sgherri non ci fanno il favore di lasciarci altrettanto in pace e la sua pazienza nei nostri confronti ha i giorni contati. Dobbiamo approfittare del fatto che questo luogo non è quello a cui eravamo realmente destinati per prendere con la forza il potere in Hel. Ma per questo avremo bisogno dell’aiuto di Angerboda e magari, ma forse sarebbe troppo sperarci, di qualcun altro dei nostri restii compagni di prigionia. –

Karnilla ha un gesto di stizza.

- Si, ce li vedo. Bestla, moglie di un ex signore di Asgard e madre dell’attuale[1] che si allea con un coso informe e gli ex nemici del suo regno per sovvertire Hel e farci tornare ad essere un pericolo per Asgard.

Sygin è la moglie di Loki. La sua fedeltà è incrollabile, qualunque cosa accada. Ma l’ha maledetto e non credo che sia disposta ad assecondare i suoi piani, posto che creda che siamo ancora suoi alleati.

Su Vali e Narfi, credo, non è il caso di indagare neppure, non ci aiuterebbero neppure se il piano dichiarato fosse la fuga dal regno di Hela. Quanto ai mortali, è assolutamente inutile pensare che possano affrancarsi dal potere di questo luogo quel tanto che basta a darci una mano.

Quindi siamo da soli.

Certo, possiamo indagare sulle intenzioni di Sygin e sui sospetti di Hela.

Ma di fatto ci conviene agire da soli, aprire il passaggio fra questo mondo è i luoghi dove il nostro potere è ancora forte e scaricare la nostra alleata. -

 

Svartalfheim è un luogo genericamente oscuro. Non a caso è stata scelta dagli elfi oscuri come patria.

La luce in quel luogo è al limite soffusa, artificiale, mai sfolgorante.

In una delle più oscure segrete, oramai abbandonate, c’è una cella. La porta non esiste più. Al suo posto un muro, dall’esterno non si nota neppure la differenza. Un lungo e ininterrotto muro.

All’interno un blocco d’ambra nel quale è rinchiuso un elfo. Malekith. L’unico altro essere vivente presente in quel luogo oscuro e privo di vita è un ragno, piccolo e nero, che, acquattato nella sua ragnatela, riflette… dorme… fa la guardia. Scegliete voi.

Improvvisamente si scuote, cala a terra con un filo ed intanto cambia.

Ora il suo corpo ha la forma di un umile lavapiatti della cucina della reggia. Un elfo che, fino a pochi giorni fa, fomentava la rivolta[2] a favore del vecchio sovrano.

- Andiamo a renderci ridicoli oltre ogni redenzione. – Ridacchia.

Poi scivola fuori da una fessura, nuovamente in forma di ragno.

 

Con abiti dimessi, quasi come fossero due mendicanti, una donna e un vecchio camminano lungo le polverose strade di Asgard, allontanandosi dalla città degli Asi.

Due gatti e due lupi li seguono, uscendo spesso dalla strada, allontanandosi e riavvicinandosi, andando avanti e tornando indietro.

Sulle loro teste volano tre grossi corvi e dagli alberi lungo la strada si sente il grufolare di un grosso cinghiale.

- Non mi sembra il modo migliore per muoverci nell’anonimato, non credi? – Il volto della donna non è, come si dice, di incomparabile bellezza, eppure pochi, nei nove mondi, potrebbero fare a meno di fissarlo con la mascella cadente, incapaci di distogliere lo sguardo. Per questo indossa un cappuccio che ne cela quasi completamente l’identità.

Il suo compagno sembra invece indifferente al suo fascino, da sotto al cappellaccio che tiene il suo volto in ombra giunge una risata molto bassa.

- Invero. Ma si allontaneranno presto, esplorando un’area molto più vasta di terreno. Siamo stati costretti a fare a meno del veloce figlio di Loki, ma non potevamo rinunciare all’aiuto degli altri nostri compagni. La nostra cerca è essenziale. –

- Non sono affatto persuasa di questa soluzione. Non ci aiuterà a risolvere i nostri problemi. Non lo interessa il nostro destino, non lo interessano gli dei né i mortali. –

- Capisco che tu possa non essere del tutto entusiasta di questa cerca, ma è essenziale che noi lo troviamo e dietro tutto il rancore che avverto nella tua voce lo sai anche tu. Come sai che non è per indifferenza che se ne è andato. –

La donna non risponde, persa a contemplare i cerchi sempre più ampi che i corvi compiono nel cielo.

 

Due individui abbastanza diversi si aggirano per le strade dei nove mondi.

Il primo è alto e allampanato, il naso lungo ed adunco, capelli rossi e spettinati e sul volto un’espressione tutt’altro che raccomandabile.

L’altro, più basso. Definirlo corpulento sarebbe un eufemismo. L’enorme ventre denuncia una vita di eccessi. Gli sparuti capelli che coronano la sua pelata sono rossi anch’essi. Sul suo volto un’espressione di gioiosa ebbrezza.

Malgrado ciò le sue parole sono tutt’altro che scherzose. – Cercare un ago in un pagliaio, questo si che sarebbe un compito alla nostra portata. Difficile sfida, non impossibile. Ma come si fa a cercare qualcosa che non può essere visto, ne percepito? –

L’espressione del tipo alto si fa ancora più furba, quasi una sfumatura di malvagità. – I vuoti possono essere trovati come i pieni. Basta sapere cosa cercare. 

Il tipo corpulento scoppia in una sonora risata, che continua, irrefrenabile, a lungo.

 

Karnilla si avvicina a Sygin. Tentare non può far del male.

- È nostra ferma intenzione vendicarci di tuo marito, per averci coinvolti nell’impresa che ci è costata la vita. Ma per raggiungere il nostro scopo dobbiamo fuggire dal regno della morte. Intendi aiutarci o ostacolarci? –

L’incarnazione della fedeltà la guarda per un attimo, poi, senza esitazione esclama – Puoi essere certa che sono disposta a tutto perché colui che ha gettato me e i miei figli in questo regno di disperazione paghi per i suoi misfatti, dovessi anche mettere a repentaglio l’incolumità della figlia del signore degli inganni. -

Karnilla pesa con attenzione la risposta – Bene. – Afferma con decisione. Poi si volta e se ne va.

 

Sul bordo della strada un giovinetto sta mendicando. Poco più in la un mercato, dei più ricchi che il regno degli elfi della luce possa offrire in questo periodo di magra, ha attirato genti da ogni regno mistico. Mercanti blu dalle quattro braccia conversano animatamente con acquirenti dalla testa d’uccello.

Avventori con la maschera di pelle bevono volentieri bevande spillate direttamente dai contenitori più fantasiosi. Faltine svolazzano ovunque.

Un tizio alto e allampanato si aggira attorno ad un venditore di fiori di cristallo. Sul trespolo alla sua destra un uccello variopinto canta un canto straziante[3].

Il giovane si alza, presto seguito dall’uomo allampanato. Dalla bancarella manca un incantesimo di sazietà. Unica cosa rilevante, a dir la verità, fra le merci esposte da quel venditore.

Presto girano nel bosco.

Il ragazzo allunga la mano con sicurezza e la chiude su qualcosa.

Da sotto il lembo del manto che trattiene tra due dita, ignaro, esce un dio alto, dai capelli corti e neri. La faccia contratta mentre divora avidamente il fiore.

- Affamato, come avevamo ipotizzato. In fuga e affamato. –

Il dio vestito di verde e oro si volta di scatto, il volto tradisce per un attimo un fremito di paura. Una delle sue braccia termina in un moncherino che, sotto le bende avvolte alla bell’e meglio, sta chiaramente sanguinando.

Si riprende subito e si erge fiero – Pensi di avermi preso perché mi hai trovato? Devi ancora confrontarti con Loki, il dio del male, stregone e sapiente. –

Dalla mano buona parte un lampo verde, che atterra, privo di sensi il giovinetto.

- Sei potente, non c’è che dire. Potente è del resto il signore degli inganni e folle è chi si fida del suo aspetto, soprattutto quando sembra dimesso. – L’uomo alto e dinoccolato si fa avanti, uno scudo energetico deflette con rumore di tuono il fulmine che si abbatte su di lui. Dagli occhi dell’uomo partono due scariche incandescenti che mancano il bersaglio, incendiando il bosco alle spalle di Loki.

L’asgardiano erige una barriera semisferica attorno al suo corpo, quasi una bolla di vetro rosato.

L’uomo dai capelli rossi lancia dalle mani un raggio dal medesimo colore che infrange la barriera e racchiude Loki in legami rosati.

La terra attorno all’uomo si alza in onde concentriche, chiudendolo in un bozzolo di rocce che si contrae e si espande, cercando di schiacciarlo.

Dalla fronte del dio parte una scarica di pura forza mentale che infrange i legami che lo limitano. Si volta verso il suo prigioniero che si è gia teleportato fuori dalla sua prigione e lo rinchiude in una bolla giallognola.

Due raggi roventi che partono dagli occhi del dio la infrangono e continuano la loro corsa fino a colpire l’avversario, che viene sbalzato oltre un gruppo di bassi cespugli.

Loki si precipita sull’avversario, che è sparito.

Il dio fa un passo e cade, le dita di una mano spuntano dalla sua testa, mentre l’uomo dinoccolato torna visibile.

- Oh. Credo di non aver mai subito i postumi di una sbronza così colossale. – fa il giovane mendicante, svegliandosi. Poi passa attraverso le sue forme, da giovinetto in grassone per poi stabilizzarsi in un alto fauno. La mano ancora sulla testa. – Ma non si tratta di una sbronza. Abbiamo finito? –

- Finito? – il suo compagno sogghigna, mentre cura magicamente le ferite riportate nello scontro e blocca Loki in legami indissolubili. – Io direi che abbiamo appena cominciato. –

 

- Figlia, insisto. Devi farmi uscire, permettermi di tornare ai miei possedimenti. – Angerboda giganteggia sulla signora degli inferi, che non arretra di un passo di fronte alla sua furia.

- E di grazia, madre. In virtù di quale potere la morte dovrebbe mollare la sua preda. Amore filiale? Non ricordo questo sentimento né in te né, tanto meno, nel mio adorato paparino.

Ma, almeno, non hai ancora tentato di distruggermi. Lui l’avrebbe fatto –

- Oh si. – La gigantessa sembra aver ritrovato la calma. – Farebbe patti fin con la morte, perdona il gioco di parole, pur di andarsene in fretta di qua. Ma io non voglio combatterti. Tu gli hai parlato, vero? –

- È il signore degli inganni. Sa mentire molto meglio di chiunque altro. Di te, certamente, madre. E sceglierebbe alleati migliori. Non sai neppure chi sono i tuoi. E no, non è con lui che ho parlato. –

- Co… -

- Credevi veramente di ingannarmi? Sono la figlia di mio padre. E sono potente, soprattutto nella mia casa. Venite, vediamo quello di cui siete capaci. –

Le porte della reggia della morte si infrangono ed i frammenti volano da tutte le parti quando un gigante come mai se ne sono visti entra. Basta un gesto della mano di Hela e tutti i frammenti evitano accuratamente di colpirla.

Mani sbucano dalle pareti e dal pavimento e lo afferrano. Dagli occhi della dea partono due neri lampi che colpiscono l’aria. Utgard-Loki stramazza al suolo.

- L’illusione è il tuo maggior potere, mio caro. Vivere in questi luoghi dimenticati non mi porta all’ignoranza dei canti. -

Dal pavimento di roccia spunta Geirrodur, signore dei troll che si abbranca alla dea in una stretta mortale. Si dice che nessuna creatura è in grado di spezzare l’abbraccio di un troll.

Gli occhi di Hela emettono due cascate di fuoco che abbattono la patetica creatura che cerca di farsi passare per Malekith prima che possa colpirla con una specie di pugnale di luce. Pugnale che vola sulla schiena del troll, che stramazza al suolo.

Potenti legami imprigionano la signora della morte, che assiste impotente all’attacco della madre. Emette un solo suono, che abbatte Karnilla, prima di perdere conoscenza sotto i colpi della gigantessa.

 

Il vecchio straccione vestito di grigio e la dama incappucciata continuano il loro viaggio. Attraversano le strade dei mondi seguendo la loro flebile traccia con poteri al di la della umana comprensione.

Eppure, quando svoltata una curva trovano seduto lungo il bordo della strada un giovinetto che sta amabilmente conversando con un corvo restano profondamente sorpresi.

Il ragazzo, malgrado gli abiti stracciati e l’aspetto scarmigliato è di una bellezza sovrumana.

- Fine della fase uno. Ora mi aggrego alla vostra ricerca. Mi riesce sicuramente meglio che andare in battaglia. – Da una sacca che porta a tracolla estrae un manto, accuratamente piegato. – A proposito, sono riuscito ad evitare che il nostro involontario alleato mettesse le mani su questo fastidioso oggettino. Tienilo tu, Grimr. –

Il vecchio ride – Non resterò mascherato a lungo se non terrai a freno la lingua, amico mio. È insolito per me vedere qualcuno disposto a rinunciare volontariamente ad un oggetto potente come il manto dell’invisibilità. –

- Io percorro altri sentieri, amico Bolverkr. A proposito dei quali …– dalla sua sacca estrae un fiasco insolitamente grande, dal quale trae un lunghissimo sorso –… non avete sete, a causa del lungo cammino? –

- Si dice che quanto a saperi misteriosi nessuno può batterti, amico mio …– fa la donna, allungando la mano verso il recipiente –… dovremmo fare una lunga discussione, al proposito. –

Il fanciullo sorride in maniera enigmatica.

 

Karnilla si è appena ripresa. Ancora dolorante per il colpo ricevuto da Hela si affretta a rafforzare i legami che tengono vincolata la signora del regno dei morti, eretti da Utgard-Loki, ripresosi ben prima di lei.

- Bene. Ora siamo qui, ancora prigionieri mentre aspettiamo che mia figlia riprenda coscienza. Avete qualche idea di come andarcene? –

Geirrodur guarda i compagni, Karnilla annuisce e il troll colpisce con tutta la sua forza la gigantessa alle spalle.

- Ma noi non vogliamo andarcene. Non subito almeno. – Poi, con un calcio, la stordisce.

Karnilla si china su di lei. Disegna pochi segni sulla sua fronte con le unghie affilate come rasoi.

- La gigantessa è forte. La sua energia magica ci permetterà di non usare tutta la tua… - si gira verso il falso Malekith - … questo ti permetterà di continuare ad esistere pur rivelandoti in qualche modo utile, una volta tanto. – Geirrodur e Utgard-Loki prendono il mutaforma per le braccia, mentre la strega disegna anche sulla sua fronte i simboli magici. La creatura non offre resistenza, si limita a parlare.

- Nessuno di noi aveva sperimentato la morte, prima d’ora. Non potevo sapere che un simile trauma mi avrebbe reso impossibile mantenere la mascheratura. –

- Sei un disco rotto, lo sai? -

Poi lo lasciano, disponendosi in una configurazione a stella attorno al corpo vincolato di Hela.

Angerboda e Malekith in corrispondenza dei piedi, Utgard-Loki e Geirrodur in corrispondenza delle braccia e Karnilla al vertice della figura intona un canto monotono e complesso, allargando le mani.

Subito la figura della figlia di Loki inizia a brillare di una malsana luminosità verdastra da cui irradia un freddo soprannaturale.

La luminosità assume presto una struttura semisferica e sembra quasi prendere consistenza.

Come se spuntassero da dentro la semisfera, varie creature iniziano ad uscire dal portale: per primo un colosso grigio, molto simile ad un gargoyle di granito; di seguito una sottile creatura di lava dal sesso incerto e dalla bocca urlante; ancora dietro una specie di colossale velociraptor, ma con braccia e mani prensili meglio sviluppate ed infine un essere in apparenza completamente umano, con un pizzetto nero come la notte e uno sguardo folle dipinto sul volto.

In quel momento si sente il rumore di legno infranto e il pesante portone della reggia di Hel, appena ricostituito da potenti magie, vola in frantumi all’interno.

Nell’orbita vuota della porta si delinea la colossale figura della gigantessa Bestla, al colmo del suo potere. In un istante è sul gruppo, scaglia con un manrovescio Karnilla contro la parete e si getta su Utgard-Loki, strappando anche lui dal pentacolo.

Dietro di lei Sygin e i suoi figli si affrettano ad entrare nella sala.

- Sapevo che tramavano qualcosa, ma avevi ragione, la mia risposta li ha insospettiti. – fa la dea mentre prende posto alla testa della formazione magica, così da interrompere o pervertire le energie del portale. I figli, invece, entrano nella mischia.

Vali si avventa contro Geirrodur, un suo potente pugno scaglia il re dei troll lontano, sollevandolo letteralmente da terra, mentre suo fratello Narfi si avventa sulla creatura di pietra, scagliando tutto il suo potere attraverso gli occhi.

La sorpresa offre ai nostri un vantaggio momentaneo. Sono comunque in netta minoranza, ma prima che gli avversari riescano a contrattaccare dal portale arriva un suono come di unghie sulla lavagna ed il colore della semisfera vira sul rosso. Subito esce una creatura mostruosa, una specie di altissimo scheletro vestito di una specie di veste di pelle sfilacciata. Le uniche parti non ossee del suo corpo scarnificato sono gli occhi gialli iniettati di sangue e un grosso fegato a forma di fiore che si muove al di sotto della sua cassa toracica come se avesse vita propria.

La creatura di lava si getta su di lui, placcandolo, i due rotolano a terra.

Ma dal portale è gia uscito un umano alto, dalla pelle verde, capelli neri raccolti dietro la nuca e baffi altrettanto neri, vestito di rosso e con una perlina e due orecchini bianchi come le ossa.

Nella sua mano una mazza crepitante d’energia di un azzurro spettrale.

Il velociraptor salta prontamente su di lui, passandogli attraverso, il vero Yama alza la mazza e colpisce l’avversario.

L’umano col pizzetto sta per intervenire, quando viene colpito da un pugno assestato da un individuo robusto, calvo tranne che per una sottile linea di capelli.

Narfi e il gargoyle si colpiscono a vicenda, le vibrazioni dei loro colpi fanno tremare le pareti, intanto Yama[4] affonda la sua mano nel petto del velociraptor, che grida ma non cade.

Bestla assesta un poderoso pugno in pieno volto di Utgard-Loki, che vacilla mentre Mictlantecuhtli[5] e la creatura di magma sono impegnati a fronteggiarsi senza che alcuno dei due possa prevalere.

Plutone[6] investe pizzetto con due potentissime scariche ottiche, che lo fanno vacillare, ma l’altro contrattacca con un poderoso pugno che scaglia il dio dell’Ade attraverso la stanza.

Vali e Geirrodur, intanto, se le danno di santa ragione.

Mentre la battaglia va avanti Karnilla si riprende e si dirige verso il portale, ma invece di attaccare Sygin prende posizioni ad uno dei lati liberi della stella e contrappone la sua volontà a quella della dea.

Forse la strega è più avvezza a questo tipo di magie, di certo l’incantesimo è suo, lei ne ha tessuto le trame fondamentali, fatto sta che ne riprende il controllo, la luce vira sul verde e dal portale esce una specie di cane eretto con la testa di piraña coperta di placche ossee e artigli al posto delle zampe superiori.

Ma la dea della fedeltà si è assunto un ruolo e tenervi fede è parte del suo potere, oppone la sua volontà alla strega e il portale viene conteso, virando fra i due colori man mano che una volontà o l’altra cerca di prevalere.

La strega, per quanto esperta e potente non avrebbe possibilità, ma nei pochi secondi in cui ha assunto il dominio si è procurata un prezioso alleato. La creatura canina aggira lentamente il portale, per raggiungere Sygin.

La dea avrebbe i minuti contati se in quel momento qualcuno, che era rimasto acquattato nell’ombra fin da quando, dopo aver usato quasi tutto il suo potere residuo per penetrare in quel mondo ed aver poi cercato un modo per fuggirne e raggiungere le sale dorate di Asgard, non pensasse che è finito il momento di nascondersi

Quindi, seppur debole oltre ogni comprensione, Horus[7], il solare dio egizio, si avventa sulla creatura, che però lo schianta con una potente raffica energetica dalla mano destra.

La creatura si avventa a zanne snudate su Horus, che sembra perduto.

La estrema debolezza del dio solare è dovuta al fatto che ha conferito la gran parte del suo potere ad un costrutto che aveva il solo scopo di attirare lontano da lui coloro che lo inseguivano.

Per qualche ragione, forse perché il costrutto non era destinato a durare, forse perché i suoi inseguitori l’hanno trovato e sopraffatto, il contenitore di quel potere è stato disfatto.

Una simile energia non può vagare libera per il cosmo per lungo tempo, cerca di tornare alla sua origine ed Horus è un dio fortunato, infatti proprio mentre si trova a terra, esausto e con un nemico spietato che sta per attaccarlo sente che tutta la sua forza torna in lui.

Pensiero e azione sono una cosa sola. Oltre che fortunato, Horus è un dio potente e la sorpresa è dalla sua parte, quindi quando riversa tutta la sua energia attraverso gli occhi trova un avversario con la guardia abbassata.

Il piraña crolla a terra devastato dal potere di una fiamma inestinguibile.

Ma anche per Horus questo è stato uno sforzo considerevole e cade a terra, per il bisogno di riprendere fiato.

Narfi, trae forza dal successo dell’inatteso alleato e schianta il gargoyle con un poderoso pugno.

Ma il velociraptor abbatte Yama con una potente scarica ottica e si volta a cercare nuovi avversari.

Con una rapida serie di colpi Bestla finisce di abbattere il suo avversario mentre Mictlantecuhtli lancia una potentissima scarica contro l’uomo di lava, facendolo stramazzare al suolo.

Anche Vali riesce ad avere la meglio sul suo avversario, facendo si che la situazione volga abbondantemente a favore degli asgardiano e dei loro alleati.

Intanto il confronto per il dominio del portale fra Karnilla e Sygin giunge a un punto nodale.

Con un boato il costrutto collassa su se stesso, scagliando le due lontane dalla signora di Hel.

Il contraccolpo stordisce tutti coloro che erano rimasti in piedi nella sala.

 

Quando Bestla riprende i sensi, la situazione si presenta subito in tutta la sua gravità.

Sparsi per tutta la sala i suoi compagni di lotta e gli avversari, che hanno ripreso la loro vera forma, non danno segni di vita, ma il suo sguardo è preso dallo spettacolo che campeggia al centro della reggia.

Sia Hela che Angerboda che Malekith sono presi all’interno di un vortice energetico che sta collassando rapidamente, tutti e tre hanno il volto stravolto da un urlo silenzioso.

Bestla si lancia al vertice del pentacolo e concentra i suoi smisurati poteri nel tentativo di sorreggere e disperdere il costrutto, ma tutto ciò che riesce a fare è di rallentarne il collasso.

Allora proietta la sua coscienza nella sala, nel tentativo di risvegliare almeno uno dei suoi compagni e dopo un tempo che le sembra infinito, tanto è lo sforzo del sostenere il portale, Vali inizia a muoversi.

Si alza in fretta, anche se dal punto di vista di Bestla passano intere strazianti ere geologiche, ma una volta in piedi guarda lo spettacolo con sguardo vuoto, perplesso.

Non comprende.

Allora, con uno sforzo maggiore di quanto sarebbe necessario, in condizioni normali, a strappare dalla terra una montagna con tutte le sue radici, Bestla riesce a parlare. – Devi strappare la signora della morte dal vortice. -

Il ragazzo sembra scandalizzato dalla proposta – Cosa? Salvare la mia sorellastra? Dopo quello che ci ha fatto? –

- Vedo, Vali Lokason, che hai ereditato, dal tuo scaltro padre l’intolleranza agli ordini ma non l’intelligenza.

Ora smettila di discutere ed usa la forza che hai ereditato da tuo nonno per strappare la nostra quasi involontaria alleata da quel vortice, così da impedire che collassi al suo interno con il regno che incarna e tutto ciò che questo contiene. Oppure sei così folle e insensato da essere disposto ad immolare la tua stessa esistenza per una vendetta di cui non riesci a comprendere pienamente gli esiti? –

Vali accusa il colpo, sembra farsi più piccolo e si accosta prudentemente al vortice, allunga le dita fino quasi a sfiorarlo, per saggiarne le energie.

Viene scagliato contro la parete più lontana, con una violenza capace di infrangere la sostanza infernale.

Ma Vali è figlio di Loki e nipote di Laufey, ben altro trauma è necessario per porre fine alla sua esistenza. Si rialza, raccoglie le forze e corre verso la sorella.

Tale è la potenza della sua carica che infrange la resistenza del vortice, afferra Hela e la strappa al risucchio di energia, poi crolla a terra, sfiancato dalle forse dilanianti che ha attraversato.

Bestla ha ormai compreso l’energia che cerca di dominare e non appena Vali strappa il fulcro di quel vortice si affretta a gettarsi di lato. Infatti, con il suono di diecimila gatti che strisciano le loro unghie su una lavagna, il vortice termina il suo processo di annullamento e svanisce dalla realtà, portandosi dietro tutto ciò che si trovava al suo interno.

 

Heimdall, il guardiano del ponte dell’arcobaleno, possiede sensi così sviluppati che sfiorano l’onniscienza. Si potrebbe credere che per un essere che ha visto così tanto nessuno spettacolo possa essere definito sorprendente, ma quando Loki, nei panni di un grigio pellegrino, appare davanti a lui portando al guinzaglio un altro se stesso che sfoggia i suoi colori esita, seppur per un solo istante, per la sorpresa.

- Prima di attaccare, come il bisonte decerebrato che sei, chiama il tuo padrone. Non che non mi piacerebbe darti una lezione, ma mi sta aspettando e vista l’urgenza temo che dovremmo rimandare i nostri divertimenti. –

- Conosci l’esito della nostra battaglia, ingannatore. Esso è stato profetizzato. –

Ma il guardiano non attacca e si porta il corno alla bocca, traendone una breve e squillante nota.

Intanto Loki mormora – La profezia predice l’esito di uno specifico scontro, non la regola dei nostri confronti, illuso. Per quel che valgono le profezie. -

Poi i due attendono in silenzio e poco dopo sul ponte arrivano cinque figure a cavallo.

Dietro al signore di Asgard vengono suo figlio Magni, Balder, Beta Ray Bill e Roger “Red” Norvel.

- Salve fratello – il tono di Loki è quanto di più irrispettoso – Ti ho portato l’ingannatore che mi ha catturato, ha cospirato contro Asgard, privandoci del prezioso apporto dei nostri fastidiosi zii, della mia devota moglie e dei suoi inutili figli. –

Detto ciò fa una mossa, come ad afferrare un tessuto e strapparlo via con due dita. E quando la sottile trama dell’inganno del falso Loki si strappa la creatura si trasforma in un esile gigante dall’aspetto roccioso.

- Manca il manto dell’invisibilità, che questa creatura aveva usato per nascondersi. Dov’è, ingannatore? – Sul volto del signore di Asgard l’espressione è tutt’altro che gentile.

Come solo un ingannatore che scopre di essersi lasciato ingannare Loki realizza il piccolo particolare al quale non aveva, fino a quel momento prestato attenzione.

- Dioniso[8]… - Mormora.

 

Il palazzo del signore di Asgard è composto di migliaia di stanze, di parti che sembrano giustapposte in epoche diverse eppure non appare per nulla disordinato nella sua complessa imponenza.

Qui egli tiene la sua corte e qui, in una sala che non è mai troppo piccola per la bisogna, tiene il concilio degli dei.

Questo concilio, oggi, è alquanto insolito.

Assieme a Thor siede suo fratello, alla sua destra. Balder alla sinistra. Beta Ray Bill e Red Norvel ai lati, poi Forseti, Tyr, Bragi ed Eir, soli ministri rimastigli. Poi Thunderstrike, giunto a consiglio iniziato da Midgard e, sul fronte opposto, un gigante massiccio dalla barba e dai capelli bianchi, presentatosi frettolosamente come Tiwaz.

Ma più sorprendente di tutti, l’altra metà del cerchio del consiglio è composto dagli dei sovrani di altri popoli o da loro emissari.

Ed è proprio uno di essi, Tezcatlipoca[9], signore solare degli dei Azteca che sta parlando in questo momento -… di fronte a una vera e propria invasione spaziale. Ammetto che questa era un’ipotesi di cui non avevamo tenuto conto, anche perché eravamo stati informati da poco tempo del fatto che erano rimasti pochi dei nel cosmo. –

Loki ridacchia – Certo, ed è saggio credere al primo che passa. Anzi, io vi invito a farlo sempre. –

Balder, invece, è pensoso – Non  significa molto, in realtà. Su scala universale esisteranno milioni di mondi e, se anche pochi dei pantheon di quei mondi fossero ancora attivi, ci sarebbero in giro comunque miliardi e miliardi di dei. Questa notizia non è inficiata né confermata dalla questione dei Kronan. –

Ma come spesso accade, la sua parola non viene ascoltata, infatti l’osservazione del signore della menzogna ha provocato la reazione indignata del suo interlocutore e un battibecco è scoppiato fra i contendenti.

L’alto signore Brahma[10] si alza, lentamente, ma la sua voce, pur non denotando ira, interrompe lo scontro. – Basta. Inutile discutere. Quello che ci interessa ora è non tanto se il nostro ospite spaziale ci ha o meno ingannati. Quello che dobbiamo scoprire è come mai non riusciamo ad individuare la base di partenza di questa invasione, che non può essere il mondo dei Kronan. I nostri avversari devono avere una testa di ponte nei regni mistici prossimi alla Terra. –

Tutti si voltano quando l’aria si increspa per un mulinello di polvere. Quando il vento si posa al suo posto sono apparse delle forme. Hela, signora del regno dei morti, accompagnata da Sygin e i suoi figli. Bestla, un tempo signora di Asgard e con loro Horus.

È questi a farsi avanti – In questo, miei signori, credo di poter essere utile. -

 

 

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Per gli insulti, invece, fai questa prova: 1) accedi alla homepage di Google (http://www.google.it)

2) scrivi la parola "Failure" (che come saprai significa "fallimento" o "fallito")

3) invece di cliccare su "Cerca con Google", clicca su "Mi sento fortunato"

4) fatti una risata.



[1] Ovviamente Karnilla non sa che dopo la sua morte Odino ha abdicato. La morte dovrà anche avere degli svantaggi pure nei regni mitici.

[2] Senza grandi risultati, a dir la verità

[3] Non potevo evitarla questa citazione.

[4] Signore della morte indù. Nella versione Marvel compare per la prima volta in Thor annual numero 10 del 1981.

[5] Il signore della terra dei morti, per gli azteca. La descrizione è presa da una sua statua a grandezza naturale che è stata in mostra anche a Roma un po’ di tempo fa. Il vestito invece l’ho adattato da Invisibles. Della versione citata nell’appendix non tengo conto, figuriamoci che è riportato fra le figlie di Tezcatlipoca, che viene detto dio dell’oscurità (sic). Capite che c’è un limite all’affidabilità di questo strumento.

[6] Signore dell’Ade greco Romano. Con questo nome, quello romano è apparso parecchie volte, per lo più come antagonista di Thor e di Ercole.

[7] Gia comparso nei numeri scorsi. Comunque due note. Dio solare egizio, alleato ricorrente di Thor, figlio di Iside e Osiride.

[8] Ci ha accompagnato per molti numeri, ma non sapevamo il suo nome. Il compagno d’avventura di Loki, colui che lo ha liberato e lo ha accompagnato spesso in questi ultimi numeri è, probabilmente, il più potente dei figli di Zeus. A lui sono stati tributati culti misterici ed è il dio dell’ebbrezza mistica (tanto per semplificare) della mitologia greca.

In Marvel è comparso almeno una volta, in cui ha gonfiato i Vendicatori.

[9] Dio sovrano degli Azteca, nella mitologia dio solare.

[10] Dio sovrano degli Indù. In Marvel è comparso più volte, sia in continuità che non con le nostre storie. Per lo più è rappresentato con tre facce.